Lo strumento endodontico rotto
Lo strumento endodontico rotto
Per devitalizzare un dente o “ridevitalizzarlo” il dentista utilizza delle minuscole lime attivate con un movimento rotatorio dei polpastrelli oppure degli speciali strumenti in NiTi montati su un motore elettronico che ne regola la potenza e la velocità, ottimizzando i tempi del trattamento.
Può accadere in rari casi che uno di questi strumenti si fratturi dentro la radice nel corso della terapia.
Lo strumento rotto in genere è dovuto a:
- un canale della radice particolarmente curvo
- un canale calcificato
- un evento imprevedibile legato alla struttura dello strumento.
La presenza di uno strumento canalare rotto non comporta necessariamente la rimozione dello stesso o l’estrazione del dente.
E’ importante soltanto che il paziente ne sia avvisato per evitare stupide discussioni in caso di controllo e scoperta casuale da un altro dentista che allarmerebbe inutilmente. La presenza dello strumento rotto non crea problemi ma costituisce solo ostacolo al completamento corretto della cura.
Il protocollo operativo prevede:
- una o più sedute per tentare di rimuovere o superare lo strumento fratturato nel canale; l’obiettivo di una devitalizzazione infatti è raggiungere la parte terminale della radice del dente, dove abitualmente si annidano i batteri da rimuovere. Si utilizzano apposite sonde ad ultrasuoni per provocare una espulsione del frammento metallico, alternando lavaggi di soluzioni lubrificanti.
- Nel caso in cui nonostante il tentativo precedente non si sia riusciti a raggiungere l’apice radicolare, si accede ad esso direttamente tramite una piccola incisione nella gengiva con un intervento di chirurgia endodontica; con l’aiuto del microscopio verrà rimosso il frammento infetto inferiore ad 1-2 mm di dimensione e verrà superato l’ostacolo al completamento della terapia.